domenica 26 gennaio 2014

Omocausto e Memoria Creativa - il podcast di Queer Laundry




A Queer Laundry si è chiacchierato di Omocausto e Memoria creativa: un'intervista a Giovanni Coda - regista del film Il Rosa Nudo - e un'ospitata in studio di Jacopo Camagni per presentarci Rosa Cenere, la collettiva di 19 illustratrici&illustratori pronta ad inaugurare il 27 gennaio al Cassero di Bologna.



mercoledì 22 gennaio 2014

HER - love in the modern age.



La verità vi prego sull'amore - quello moderno. Su questa la domanda che Lance Bangs, filmaker statunitense, ha costruito una video intervista già virale sul web.

Bangs parte dalle suggestioni di Her, ultimo immaginifico lungometraggio di Spike Jonze: un film sull'incomunicabilità, sul desiderio e sulla tecnologia, con protagonista J.Phoenix e la voce della Johansson.

Una discreta rappresentanza passa davanti alla videocamera di Bangs per discorrere dell'amore ai tempi della modernità: scrittori, musicisti, registi e attori - se ad un certo punto credete di vedere Bret Easton Ellis, tranquill*: è proprio lui, ossigenato.

Miserie e splendori, innamoramenti, separazioni, una serie inattesa di fragilità e - straordinariamente - neppure un po' di cinismo: di cosa parliamo quando parliamo d'amore.



sabato 18 gennaio 2014

God Loves Uganda: un'intervista di QueerLaundry a Vincenzo Branà prima della proiezione bolognese.



A Queer Laundry su Radio Kairos, in occasione della proiezione a Bologna di God Loves Uganda, abbiamo intervistato Vincenzo Branà: nel podcast parliamo di fondamentalismo cristiano, di strategie coloniali dure a morire, di migrazioni, di David Kato e del documentario che verrà proiettato martedì 21 gennaio al Cinema Europa nella rassegna Mondovisioni, grazie a Kinodromo e Gender Bender International Festival.


mercoledì 15 gennaio 2014

#MiBomboEsMìo: il collettivo XXX complice delle donne spagnole



La visita del collettivo XXX al Collegio di Spagna non è un caso. Da un po' di notti infatti non riusciamo a dormire a causa di quanto sta succedendo alle donne spagnole: d'altronde svegliarsi nel bel mezzo del medioevo, ripristinato dalla legge Gallardòn, non è piacevole per nessuna.

Questa proposta di legge riporta le donne spagnole ai ferri da maglia o alla sola funzione riproduttiva. 

Abbiamo preferito dunque non dormire ma essere complici delle donne e delle femministe spagnole e ricordare che contraccezione e interruzione volontaria di gravidanza devono essere un diritto praticabile da tutte le donne.

martedì 14 gennaio 2014

Beatriz Preciado - Noi diciamo rivoluzione.



Serve sempre qualcun* che dia la carica.
Ringrazio Beatriz Preciado per la motivazione, Incroci di Genere per aver pubblicato la traduzione, quell* di Transfeminismos per aver pensato all'antologia che contiene questo testo in prefazione.
Loro dicono crisi. Noi diciamo rivoluzione.

"Gli esperti di analisi politica si sono accorti dell’inizio di un nuovo ciclo di ribellioni sociali che sarebbe cominciato nel 2009 come reazione al collasso dei mercati finanziari, l’aumento del debito pubblico e le politiche di austerità. La destra, composta da un non sempre riconciliabile sciame di manager, tecnocrati, capitalisti finanziari opulenti e monoteisti più o meno spodestati, oscilla tra una logica futurista che spinge la macchina della Borsa verso il plusvalore e il ripiegamento repressivo del corpo sociale che riafferma la frontiera e la filiazione familiare come enclavi di sovranità. Nella sinistra neo-comunista (si vedano Slavoj Zizek, Alain Badiou e compagnia) si parla del risorgimento della politica emancipatoria su scala globale, da Wall Street al Cairo, passando per Atene e Madrid, ma si annuncia con pessimismo l’incapacità dei movimenti attuali di tradurre una pluralità di domande in un’unica lotta antagonista. Zizek riprende la frase di William Butler Yeats per riassumere la sua arrogante diagnosi della situazione: “I migliori scarseggiano di ogni convinzione, mentre i peggiori sono colmi di appassionata intensità”

I vecchi guru di sinistra della vecchia Europa coloniale si ostinano a voler spiegare agli attivisti dei movimenti Occupy, del 15M, alle transfemministe del movimento handicap-trans-puttano- frociolesbico-intersex e post-porno che non possiamo fare la rivoluzione perché non abbiamo un’ ideologia. Dicono « un’ideologia » esattamente come mia madre diceva « un marito ». Non abbiamo bisogno né di ideologia né di marito. Noi, transfemministe, non abbiamo bisogno di mariti perché non siamo donne. Non abbiamo bisogno nemmeno di ideologie perché non siamo un popolo. Né comunismo né liberalismo. Né la cantilena catto-musulmano-ebraica. Noi parliamo un’altra lingua.

Loro dicono rappresentazione. Noi diciamo sperimentazione. Dicono identità. Diciamo moltitudine. Dicono lingua nazionale. Diciamo traduzione multi-codice. Dicono addomesticare la periferia. Diciamo meticciare il centro. Dicono debito. Diciamo cooperazione sessuale e interdipendenza somatica. Dicono sfratto. Diciamo abitare il comune. Dicono capitale umano. Diciamo alleanza multi-specie. Dicono diagnosi clinica. Diciamo capacità collettiva. Dicono disforia, stordimento, sindrome, incongruenza, deficienza, handicap. Diciamo dissidenza corporea. Un Tecno-sciamano della Pocha Nostra vale di più di uno psico-commerciante neo-lacaniano e un fisting controsessuale di Post-Op è meglio di una vaginoplastica di protocollo. Dicono autonomia o tutela. Diciamo agire in relazione e in maniera distribuita. Dicono ingegneria sociale. Diciamo pedagogia radicale. Dicono prevenzione, terapia genetica, miglioramento della specie. Diciamo mutazione molecolare anarcolibertaria. Dicono diritti umani. Diciamo anche la terra e tutte le specie hanno diritti. La materia ha diritti. Dicono carne di cavallo nel menù. Diciamo saliamo in groppa ai cavalli e scappiamo dal macello globale. Dicono che Facebook è la nuova architettura del sociale, Noi chiamiamo, con la Quimera Rosa e Pechblenda, a un cybersabba di puttanoni geek. Dicono che Monsanto ci darà da mangiare e che l’energia nucleare è la più economica. Diciamo togli il tuo zoccolo radioattivo dai miei semi. Dicono che il FMI e la Banca Mondiale sanno prendere le maggiori e migliori decisioni. Ma quante transfemministe sieropositive ci sono nel consiglio direttivo del FMI? Quante lavoratrici sessuali migranti appartengono al quadro direttivo della Banca Mondiale?

Dicono pillola per prevenire la gravidanza. Dicono clinica riproduttiva per diventare madri e padri. Diciamo collettivizzazione dei fluidi riproduttivi e di uteri riproduttori. Dicono potere. Diciamo potenza. Dicono integrazione. Diciamo proliferazione di una molteplicità di tecniche di produzione di soggettività. Dicono copyright. Diciamo codice aperto e programmazione stato beta: incompleta, imperfetta, processuale, costruita collettivamente, relazionale. Dicono uomo-donna, bianco-nero, umano-animale, omossessuale-eterosessuale, valido/invalido, sano/malato, pazzo/savio, giudeo/musulmano, Israele-Palestina. Diciamo ma lo vedi che il tuo apparato di produzione della verità non funziona … Quanti Galileo saranno necessari, questa volta, per imparare a dare un nome nuovo alle cose ?

Loro ci fanno la guerra economica a colpi di machete digitale neoliberale. Ma noi non piangeremo per la fine dello Stato benefattore perché lo Stato benefattore aveva anche il monopolio del potere e della violenza ed era accompagnato dall’ospedale psichiatrico, dal centro d’inserimento per handicappati, dal carcere, dalla scuola patriarcale-coloniale-eterocentrata. È arrivata l’ora di mettere Foucault alla dieta handicap-queer e di cominciare a scrivere la Morte della Clinica. È tempo di invitare Marx a un laboratorio eco-sessuale. Non vogliamo né il velo né la proibizione di portare il velo: se il problema sono i capelli, ci raperemo a zero. Non faremo il gioco dello Stato disciplinare contro il mercato neoliberale. Entrambi sono già arrivati insieme ad un accordo : nella nuova Europa, il mercato è l’unica ragione governamentale, lo Stato diventa un braccio punitivo la cui unica funzione sarà limitata a ricreare la finzione dell’identità nazionale agitando la minaccia dell’insicurezza.
Abbiamo bisogno di inventare nuove metodologie di produzione di sapere e una nuova immaginazione politica capace di mettere a confronto la logica della guerra, la ragione etero-coloniale e l’egemonia del mercato come luogo di produzione del valore e della verità. Non stiamo parlando semplicemente di un cambio di regime istituzionale, di un dislocamento di élites politiche. Parliamo della trasformazione dei “domini molecolari della sensibilità, dell’intelligenza, del desiderio”. Si tratta di modificare la produzione di segni, la sintassi, la soggettività. I modi di produrre e riprodurre la vita. Non stiamo parlando solo di una riforma degli Stati-nazione europei. Stiamo parlando di decolonizzare il mondo, di interrompere il Capitalismo Mondiale Integrato. Stiamo parlando di modificare la “Terrapolitica”.

Siamo i giacobini negri e froci, le frocie rosse, gli sfrattati verdi, siamo le trans senza documenti, gli animali da laboratorio e dei macelli, i lavoratori e le lavoratrici informatico-sessuali, puttanoni diversamente funzionali, siamo i senza terra, i migranti, gli autistici, quelli che soffriamo di un deficit di attenzione, eccesso di tiroxina, mancanza di serotonina, siamo quelli che abbiamo troppo grasso, i portatori di handicap, i vecchi in situazione precaria. Siamo la diaspora rabbiosa. Siamo i riproduttori falliti della terra, i corpi impossibili da mettere a valore nell’economia della conoscenza.

Noi non vogliamo definirci né come lavoratori cognitivi né come consumatori farmacopornografici. Noi non siamo né Facebook, né Shell, né Nestlé, né Pfizer-Wyeth. Non siamo nemmeno Renault o Peugeot. Noi non vogliamo produrre francese, né spagnolo, né catalano, ma neanche europeo. Noi non vogliamo produrre. Noi siamo la rete viva decentralizzata. Noi rifiutiamo una cittadinanza definita a partire dalla nostra forza di produzione o dalla nostra forza di riproduzione. Non siamo bio-operai, produttori di ovuli, né cavità gestanti, né inseminatori di sperma. Noi vogliamo una cittadinanza totale definita dalla possibilità di condividere tecniche, fluidi, semenze, acqua, saperi… Loro dicono che la nuova guerra pulita verrà fatta con i droni. Noi vogliamo fare l’amore con quei droni. La nostra insurrezione è la pace, l’affetto totale. Sappiamo già che la pace è meno sexy della guerra, che un poema vende meno di una raffica di proiettili e che una testa tagliata rende di più di una testa parlante. Però la nostra rivoluzione è quella di Soujourneth Truth, di Harriet Tubman, di Jean Deroin, di Rosa Parks, di Harvey Milk, di Virginia Prince, di Jack Smith, di Ocaña, di Sylvia Rae Rivera, di Combahee River Collective, di Pedro Lemebel. Abbiamo abbandonato la politica della morte: siamo un battaglione sesso-semiotico, una guerriglia cognitiva, un’armata di amanti. Terrore anale. Siamo il futuro parlamento post-porno, una nuova internazionale somatopolitica fatta di alleanze sintetiche e non di vincoli identitari. Loro dicono crisi. Noi diciamo rivoluzione."

#save194 - il podcast di QueerLaundry su aborto, obiezione e contraccettivi di emergenza



Un'ora di radiofonia eccedente dove qualcun* cerca di verificare le proprietà di Homofinal, la pillola turca ai feromoni che ti raddrizza l'orientamento – da frocio a etero con qualche pasticca. Di altre pasticche si parla in seguito, di quelle del giorno dopo che in Italia è un po' troppo difficile trovare; e poi di rapporti parlamentari abortiti, di aborti non consentiti, di cattolici che occupano consultori e di donne che si liberano le ovaie, di cavalieri maltesi in commissioni europee, di medici che non obiettano, di farmacisti a cui piace la fantascienza, di appuntamenti in caserme occupate, di ragazze che si incappucciano e di un nuovo femminismo a pois.

Con noi in studio, Angela Balzano invita tutt* a Làbas mercoledì 15 gennaio per un'iniziativa pubblica delle XXX sulla 194.

Queer Laundry - tutti i giovedì in diretta dalle 20.30 su Radio Kairos, 105.85fm a Bologna o in web streaming dal sito www.radiokairos.it


giovedì 9 gennaio 2014

Erykah Says - Badu on techno-pop



Tra i motivi per cui nutro infinito amore nei confronti di Miss Erykah Badu, c'è che la ragazza si esprime sempre con una qual certa schiettezza. Anche quando c'è da dire qualcosa di molto netto sul nuovo corso dell'hiphop mainstream - yo.

"How y’all gone stand by and let our music turn into pop techno cornball ass music. We don’t own our music no more. Come to think of it, did we EVER own it? when I say own our music , I’m not talkin bout the artist I’m talkin bout the people … let me be quiet. I wanna hear from the young people? easy for me to complain about this techno-pop cause i have a taste for something else. but how do u feel? These rappers ought to be shame of they damn selves, I’m talkin bout the mc’ s rappin over this pop techno music. I believe in pimpin the system buy got DAMN! not like this. #pop-technosongs. I like the idea of no distinction in race when it comes 2 music, but SOULkeepers, U dont give up the boom bip and the hump 4 the payday. I love house and techno as a side dish .But now it’s served as the main course AND that’s ALL u gone get. like chittlins in the back house. I love music PERIOD. just not ready to say goodbye to the boom bip and the hump .. kinda painful for my generation to see. just strange 2me. Yes, no1 wants 2B poor again. artist have2 sacrifice integrity of the music sometimes 2 make ends meet. this is understood.but gotDAMN now. if you’ve never tasted good p*ssy your satisfied with ass hole. (that’s terrible ain’t it .) 
lol"

Erykah Badu

martedì 7 gennaio 2014

#save194 - dell'aborto e di fastidiose ingerenze nei nostri uteri



Ieri ho letto una cosa agghiacciante sulla legislazione del Texas. 
Nello stesso Texas dove la senatrice democratica Wendy Davische ha sostenuto un discorso-maratona di 11 ore per impedire le riforme restrittive sulla legge per l’aborto, il corpo di Marlise Munoz è ostaggio dello stato a cusa delle restrizioni sull'aborto: certificata cerebralmente morta in seguito ad un incidente, Marlise Munoz è tenuta in vita contro le disposizioni da lei lasciate poiché alla quattordicesima settimana di gravidanza. Infatti, il Texas è uno dei 12 stati della confederazione americana che non permette il trapasso nel caso la donna certificata cerebralmente morta sia incinta. 
Se sei incinta, le disposizioni per la tua morte non valgono. Se sei in cinta e sei cerebralmente morta, il tuo corpo lo gestisce lo stato del Texas.

Il mio primo link mentale mi ha rimandata al caso di Eluana Englaro e all'uscita agghiacciante del signor B. che, davanti ad una donna in stato vegetativo da 17 anni, si è prodotto in un commento contrario all'interruzione della nutrizione artificiale argomentando “potrebbe ancora restare incinta”. Un'incubatrice.

E poi c'è la Spagna dove la legge Gallardòn rischia di far ripiombare tutte nel clima catto_oscurantista del franchismo: l'aborto non sarà più un diritto e l'accesso sarà garantito solo su certificazione del medico in caso di gravissimi rischi per la salute della donna, oppure in seguito a stupro. E ho il timore che la legge Gallardòn preveda anche che una donna dimostri di essere stata stuprata.

A quanto pare, quello slogan vintage e un tantino massimalista che parlava di un proletariato internazionalista, sbagliava oggetto: oggi è il patriarcato a non aver nazione.

In Italia, la 194 sancisce ancora un diritto che non dobbiamo dare per scontato: l'interruzione di gravidanza oggi è messa a rischio da un numero insostenibile di medici obiettori di coscienza, da farmacisti che si inventano obiettori (e andrebbero denunciati dal primo all'ultimo), da associazioni cattoliche che sostengono verità altre sulle pillole contraccettive, da associazioni cattoliche che sostengono l'obiezione alle spese fiscali per l'IVG, da estremisti cristiani che fanno maratone di preghiera davanti agli ospedali dove viene legittimamente praticato l'aborto alle donne che lo richiedono.

Per questo, le XXX invitano tutt* mercoledì 15 gennaio a Làbas per un incontro su IVG, legge 194, pasticche e pillole, obiezioni di coscienza - dalle 18 in via Orfeo 46.