giovedì 27 settembre 2012

Sallusti, le nostre ovaie ed il giornalismo che non c'è




Non amo l'istituzione carceraria, soprattutto perchè in carcere ci finisce solitamente chi vive la marginalità della propria condizione, chi ha una tossicodipendenza, chi è calndestin*, chi si prostituisce per scelta e non vede riconoscere la dignità del proprio lavoro sessuale, chi ruba anche indegnamente ma di certo non in borsa né nelle casse dello stato e senza la possibilità di depenalizzare dei falsi in bilancio.

La popolazione carceraria italiana – che per inciso vive in condizioni inacettabili – pare si arricchirà di un prezioso elemento: Alessandro Sallusti è stato condannato dall'ultimo grado di giudizio a 14 mesi di carcere per diffamazione, dopo essere stato denunciato dal magistrato Giuseppe Cocilovo.

Cos'è successo? E' successo che una ragazzina di 13 anni è rimasta in cinta, che com'è nel suo diritto ha deciso di interrompere la gravidanza, che com'è stabilito dal codice trattandosi di una minore il giudice tutelate ha verificato la validità della richiesta in assenza del consenso di entrambi i genitori, che un ginecologo ha proceduto a prestare il servizio medico necessario ad interrompere la gravidanza.

E che Libero, il cui direttore era Sallusti, ha dato una soffiatina nelle trombe del giudizio universale con un articolo a coraggiosa firma di un anonimo - che ha avuto l'ineleganza di autobattezzarsi Dreyfus.

Questo è l'incipit dell'articolo, che potete leggere integralmente qui.

“Una adolescente di Torino è stata costretta dai genitori a sottomettersi al potere di un ginecologo che, non sappiamo se con una pillola o con qualche attrezzo, le ha estirpato il figlio e l'ha buttato via.”

Tanto per capirci sul livello altissimo di giornalismo di inchiesta che è stato sfiorato.

Poi Dreyfus fa l'errore che costerà 14 mesi di carcere a Sallusti: scrive che il giudice ha imposto un aborto “coattivo”. E siccome è una cazzata, il giudice lo denuncia e vince la causa.

Un paio di considerazioni a margine? I genitori non hanno costretto nessuna adolescente ad abortire: la ragazzina di 13 anni ha scelto l'interruzione, ha informato la madre e non il padre, il giudice tutelare ha valutato e le ha consentito di abortire. Ed il ginecologo, che fa il suo lavoro in ragione dell'esito positivo ad un corso di studi di 10 anni oltre che ad un esame di stato e non perchè ha una tessera di partito in tasca, ha prestato le competenze mediche che ha il dovere di prestare ad una paziente che ha il diritto di richiederle: niente attrezzi strani come nel medievale immaginario di Dreyfus e niente lanci di feti dalla finestra, ci sono pillole abortive e ci sono raschiamenti e ci sono rigidissimi protocolli sullo smaltimento dei rifiuti sanitari. E ci sono delle lotte che prima della mia generazione di donne sono state fatte e che la mia generazione di donne si ritroverà a riprendere domani a Madrid: per il diritto laico e non sacrosanto di poter decidere noi dei nostri corpi e di non lasciare che a farlo sia una morale misogina, il dogma religioso e le pruderie di uno scribacchino represso che manca persino del coraggio di firmarsi.

In una vicenda del genere, la liberà di stampa ed il diritto all'informazione non sono minimente in causa: è stato appurato che le notizie fossero false ed infamanti, questo lede l'operato del giudice tutelare dei minori che ha riconosciuto ad una minore il diritto di abortire. E lede la libertà con cui dobbiamo sentirci certe dei nostri diritti.

Non difendo un giornalista che che fa della demagogia da basso impero in accordo con l'editore, che sceglie il sensazionalismo urlato a scapito della solidità dei fatti , che passa più tempo in televisione a commentare i plastici di Vespa che in redazione a verificare la sostenibilità degli articoli pubblicati.

Sallusti non si farà 14 mesi di carcere, lo sappiamo. Ma nel caso, spiacerebbe per i tossici, le puttane e i briganti: nelle sovrappopolate carceri, dovrebbero adattarsi a convivere non con un direttore di giornale ma con un maggiordomo da redazione.

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